Fin dalla tenera età infantile io, Daniele Righetti, ero solito strappare ramoscelli o cogliere semi e frutti per poi divertirmi a vedere crescere piante di ogni tipo su un grigio balcone milanese, che per anni è stato l’unico posto (nemmeno troppo adatto, con poche ore di sole diretto) dove poter fare esperimenti botanici. Nonostante problemi dovuti alla gestione delle piante in città in un così piccolo spazio e in condizioni non ottimali, la collezione delle piante è sempre cresciuta, attraversando varie “fasi”: piante grasse e succulente, poi orchidee, poi piante acquatiche e infine… le piante carnivore. In esse ho trovato la mia vera passione vegetale, soprattutto con il genere Sarracenia, di cui al momento detengo una collezione di parecchie centinaia di esemplari. Iniziata quasi per gioco nel 1999, all’età di 11 anni, con l’acquisto della prima Sarracenia in un garden center, in pochi anni il numero di piante è letteralmente esploso arrivando in pochissimo tempo ad avere lo spazio totalmente occupato, quasi senza poter più uscire sul balcone.Dal 2003 entro a far parte della associazione AIPC (Associazione Italiana Piante Carnivore) e, con la partecipazione ai meeting annuali e la conoscenza di altri appassionati, le informazioni riguardanti queste piante (peraltro tutt’ora ancora poco approfondite, ma all’epoca quasi inesistenti per molte specie) diventano sempre più disponibili, sia per quanto riguarda le tecniche di coltivazione, sia per quanto riguarda la loro biologia e fisiologia.Dal 2009, complice lo spostamento della collezione in un terreno fuori città in condizioni migliori di insolazione, il vigore delle piante diventa incontrollato e inizia un programma di ibridazione che entro il 2017 mi porterà ad avere una collezione completa, e una delle più estese in Italia, del genere Sarracenia, anche grazie a scambio di semi e rizomi. Delle varie semine, attualmente, solo due piante nate nella mia collezione sono state registrate presso l’ICPS (International Carnivorous Plant Society): esse sono la Sarracenia ‘Silvia Luise’ (un delicato ibrido a foglia bianca con macchia rosa, dedicata ad una persona speciale) e la Sarracenia ‘Metallized’ (una pianta vigorosa e prorompente, completamente rosso cupo); negli anni molte nuove semine sono state selezionate e molte altre meriteranno di essere iscritte al registro ufficiale della ICPS.La mia passione è sempre forte come il primo giorno, o forse più, e nel mio futuro ho la necessità mentale e fisica di sentirmi circondato da questi esseri fantastici, e sicuramente farò di tutto per trasformare questa passione in un lavoro. Allo stato attuale, oggi, 2017, l’espansione della collezione è momentaneamente arrestata per problemi dovuti alle complicate leggi sulla possibilità di installare strutture protettive (serre) ma conto quanto prima di risolvere. Il mio scopo è quello di mantenere in vita il maggior numero possibile di cloni del genere Sarracenia, raccogliendo una collezione comprensiva di tutti i generi, specie, varietà e forme, e loro relativi ibridi, attuali e, soprattutto, futuri.A fianco della collezione del genere Sarracenia, ho sviluppato anche altre collezioni di piante carnivore, come i generi Dionaea, Nepenthes, Drosera, Brocchinia. Anche queste collezioni sono in espansione, ma il mio vero lavoro attualmente è concentrato sulle Sarracenie.Parallelamente alle collezioni di carnivore, ho mantenuto interesse per molte altre piante, e gestisco anche una vasta collezione di Iris, Lilium e Adenium. Collezioni più piccole di Araceae (soprattutto Amorphophallus), Huperzia e Lycopodium, Nymphaea, Bromeliacee, varie succulente e altre piante particolari o rare completano il quadro di insieme che mi porta a stare costantemente in movimento per seguire una raccolta vegetale che forse, a volte, penso mi stia sfuggendo di mano!Come insito nel significato stesso della parola, spesso una passione può portare a sofferenza. Sofferenza dovuta alla mancanza di prospettive future, alla presenza di ostruzionismo e ostacoli gratuiti che si trovano sul proprio cammino, alla mancanza del tempo che, crescendo, inspiegabilmente accelera e si frammenta in numerosi impegni. Ma questa è la mia passione, e per quanto potrò non mi stancherò mai di coltivare, di dare consigli e di sperimentare nuovi metodi e tecniche che di anno in anno, anche con l’avvento di nuovissimi materiali una volta inesistenti, stanno sempre più rivoluzionando la scuola di floricoltura classica.Mi piace pensare di poter, con la mia passione, contribuire anche alla salvaguardia delle piante nei loro habitat naturali: finchè infatti ci sarà la cultura della coltivazione, riproduzione, divulgazione e offerta sul mercato a prezzi accessibili delle piante, non solo la raccolta indiscriminata in natura sarà sempre meno ingente ma, in caso malaugurato di estinzione dovuta alla mala gestione del territorio, ci sarà sempre qualche “custode” della straordinaria variabilità vegetale del nostro pianeta che garantirà che tutta questa ricchezza non vada persa per sempre.
###+++###
SARRACENIA, INFORMAZIONI BOTANICHE E BIOECOLOGICHE
Tassonomia e aree di origine
Il genere Sarracenia appartiene alla famiglia delle Sarraceniaceae, a cui appartengono anche i generi Darlingtonia e Heliamphora. Il sistema Cronquist assegna questa famiglia all'ordine Nepenthales, assieme alle Nepenthaceae e alle Droseraceae. La classificazione APG, invece, assegna le Sarraceniaceae all'ordine delle Ericales mentre colloca Nepenthaceae e Droseraceae nell'ordine delle Caryophyllales.
Il genere comprende 8 specie:
Sarracenia alata
Sarracenia flava
Sarracenia leucophylla
Sarracenia minor
Sarracenia oreophila
Sarracenia psittacina
Sarracenia purpurea
Sarracenia rubra
Si riporta comunque che secondo 'Plantlist.org' le specie di Sarracenia sono invece 21 e che la stessa organizzazione riconosce anche 13 ibridi infraspecifici.
Un' interessante articolo che riporta e discute su alcuni dati relativi alla filogenesi delle Sarraceneaceae, con alcune considerazioni sull' evoluzione del genere Sarracenia è apparso nel 2013 su Carnivorous Plant Newsletter, vol. 42 n. 3: Brittnacher. Phylogeny and biogeography of the Sarraceniaceae (articolo scaricabile, vedi in alto a dx. in questa pagina).
Tornando comunque al momento alla citata classificazione APG, sette delle otto specie del genere Sarracenia hanno un areale ristretto alla costa sud-orientale degli Stati Uniti; solo l'areale della S. purpurea si estende a nord sino alla zona dei Grandi Laghi ed nel sudest del Canada.
Al di fuori del suo territorio di origine S. purpurea è stata introdotta in alcuni paesi europei, ove si è naturalizzata. Tra questi la Svizzera, ove è reperibile da tempo una popolazione nel massiccio alpino del Giura; presenze sono anche segnalate in Irlanda, Gran Bretagna e Germania. Va tenuto presente comunque che da decenni il genere è in condizioni di domesticazione in quanto coltivato da un vasto pubblico di collezionisti, molto impegnati a ottenere ibridi e ad identificare nelle popolazioni della specie cloni a forti caratteri morfologici distintivi.
Ritornando a parlare degli ambienti tipici delle specie, come altre piante carnivore, le Sarracenia vivono in ambienti umidi. In questi ambienti con basso pH (tra 3 e 4.5) i nutrienti, in particolare i nitrati, sono continuamente diluiti dalle acque sino a livelli bassissimi o a scomparsa mentre altri nutrienti sono resi indisponibili proprio dal basso valore del pH. Le Sarracenie necessitano così di integrare la scarsa disponibilità di nitrati mediante la cattura di prede animali e in tal modo hanno un vantaggio competitivo rispetto alle altre piante dalle sostanze ricavate dalle prede stesse.
Descrizione morfoanatomica essenziale
Le piante del genere Sarracenia sono erbacee e perenni, dotate di rizomi.
Le foglie sono di forma tubulare organizzate in rosette basali. Si sono evolute in una specie di imbuto in grado di intrappolare insetti. Le foglie producono, in aggiunta, enzimi per digerire le prede. Gli insetti sono attratti sia da una secrezione nettarina sia da colori che da profumi.
La trappola consiste in un tubo verticale (ascidio) la cui sommità è parzialmente coperta da un opercolo. L'estremità anteriore dell'ascidio è detta peristoma.
L'interno dell'ascidio può essere suddiviso, a seconda delle specie, in 3-5 zone distinte: la zona 1 è rappresentata dall'opercolo, la zona 2 dal peristoma, le zone 3 e 4 (in alcune specie unificate) e la zona 5 (presente soltanto in S. purpurea) contengono strutture che sono specializzate nella cattura di prede e nella digestione ad opera di enzimi e batteri. Ciascuna di queste zone ha specifiche funzioni, con corrispondenti caratteristiche morfofisiologiche.
Il fiore è prodotto precocemente in primavera, portato da un lungo stelo che lo situa più in alto dell' ascidio per evitare di eliminare l' impollinatore. I fiori hanno cinque sepali, tre brattee, numerose antere, 5 petali colorati in genere di giallo o rosso; sono rivolti verso il basso. I principali impollinatori sono le api.
L' ascidio invece è una struttura funzionale temporanea: inizia a formarsi alla fine del periodo di fioritura e perdura sino all' autunno, permanendo per tutto il periodo di maggior presenza di insetti. In autunno gli ascidi avvizziscono e si formano invece fillodi, di funzione e morfologia più 'tradizionali'.
La Collezione è visitabile su appuntamento, preferibilmente dal 1 maggio al 1 luglio e dal 1 settembre al 1 novembre. Inviare la richiesta a: flava-rugelii@hotmail.it
LISTA DELLE ACCESSIONI IN COLLEZIONE
Collegamento a pagina Facebook di Daniele Righetti