22/01/2015

Report del convegno "Il Melograno: un frutto antico per un'agricoltura moderna e sostenibile"

Il melograno è noto per le sue eccezionali caratteristiche nutraceutiche e salutistiche, la cui percezione negli ultimi anni si è rafforzata grazie a numerosi contributi scientifici. La crescente richiesta di frutti di melograno, i suoi molteplici usi, la rusticità della specie (coltivazione a basso impatto ambientale) e la presenza di aree vocate nel mezzogiorno sono presupposti che rendono questa coltura molto promettente.

La giornata, articolata in una parte riservata ai contributi scientifici ed una tavola rotonda con i produttori e i rappresentanti del settore, ha visto la partecipazione di oltre 150 persone a testimonianza del consolidato interesse verso questo fruttifero. Hanno relazionato la loro attività ricercatori di diversi Enti (Università di Catania, CRA Centro di Ricerca per la Frutticoltura, Università di Bologna, Università di Padova e Università della Tuscia) illustrando i risultati recenti ottenuti in diversi settori e ambiti di ricerca, dal miglioramento genetico al post-raccolta. La tavola rotonda ha cercato, invece, di fare il punto sull’attuale assetto produttivo del melograno in Italia per evidenziare luci e ombre di questa coltura che nell’ultimo decennio è stata al centro di un sempre maggior interesse.

Il dibattito molto partecipato, moderato da Alessandra Gentile e Flavio Roberto De Salvador, ha sottolineato come la redditività e la sostenibilità di questa coltura possono e devono essere assicurate intervenendo con consapevolezza lungo tutta la filiera produttiva. Non esiste un’unica ricetta ma la giusta combinazione fra genotipo, ambiente e sistema colturale va accuratamente scelta tenendo conto dell’areale di coltivazione e delle peculiarità di ogni azienda agricola per garantire il reddito dell’agricoltore; esiste quindi un fabbisogno importante di conoscenze agronomiche sulla coltura che va colmato. In questa direzione si collocano le prove effettuate in Emilia Romagna, come riportato da Moreno Toselli, l'areale di coltivazione può essere espanso anche in ambienti settentrionali utilizzando germoplasma adatto. Le varietà affermate in Italia sono poche (‘Wonderful’, ‘Mollar de Elche’, ‘Dente di Cavallo’), tuttavia ci sono nuove selezioni con frutti adatti a diversi utilizzi caratterizzate da diversa acidità da cui dipende il sapore finale, un esempio è la selezione siciliana Primosole che ha dimostrato possedere buone caratteristiche bioagronomiche come illustrato da Stefano La Malfa. Alcune selezioni interessanti dal punto di vista pomologico, presentate da Pijerin Preka, sono state sviluppate presso il CRA-FRU e sembrano essere ben adattate all’ambiente laziale.

I limiti produttivi possono essere molto elevati (fino a 40 t/ha), ma in molti casi potature sbagliate e forme di allevamento libere possono portare alla perdita di circa il 50% di frutti perché danneggiati. Importante può essere il contributo del miglioramento genetico della specie in relazione allo sviluppo della chioma, alla presenza di spine ed alla resistenza al gelo come evidenziato da Rosario Muleo , questi caratteri ancora poco studiati possono incidere pesantemente sulla produzione. Un importante aspetto è stato illustrato da Emilia Caboni circa l’allestimento colture in vitro per la propagazione e la produzione di metaboliti secondari importanti (composti fenolici).

L’analisi economica, effettuata da Samuele Trestini, dimostra che non ci sono particolari svantaggi legati alla coltivazione del melograno rispetto ad altri areali del bacino del mediterraneo. Ma la reale sostenibilità economica della coltura, peraltro, appare strettamente connessa alla fase di commercializzazione, alla domanda del mercato, ma anche alle prospettive che vengono dal settore della trasformazione e dell’utilizzo di prodotti e sottoprodotti. In tale ottica l’individuazione di soggetti interessati alla produzione non solo di succhi, ma anche di prodotti di IV gamma (arilli per consumo fresco o associati ad altri prodotti), e all’estrazione di composti bioattivi (sia dagli scarti delle produzioni agroalimentari sia da colture in vitro) ed una strategia di commercializzazione del prodotto nazionale, rappresentano tasselli importanti per il successo produttivo del melograno che potrebbe sostituire colture attualmente in crisi o andare a coprire aree marginali in virtù della sua rusticità ed adattabilità.

Nel corso del discussione è infine emersa l’esigenza di un maggiore collegamento tra il settore della ricerca e quello produttivo, nonché l’esigenza di un raccordo tra tutti gli operatori della filiera allo scopo di migliorare l’efficienza delle intero sistema produttivo e valorizzare le molteplici potenzialità che il melograno esprime.

Gli atti del convegno sono stati pubblicati sul numero di dicembre del Notiziario Risorse Genetiche Vegetali e sono consultabili all’indirizzo http://planta-res.entecra.it/pages/news_rgv.php