150 anni dalla fondazione della Staz. Agraria Sper.le di Forlì

Nella festosa circostanza dei “150 anni” dalla fondazione della Staz. Agraria Sper.le di Forlì, ringrazio il CREA per l’invito. Devo subito precisare che per evidenti ragioni “anagrafiche”, dire CREA senza aggettivazione, per me è un po’ “riduttivo”: suonava bene Istituto Sper.le per la Frutticoltura, Sezione di Forlì, ma so di essere fuori tempo.
Avendo operato per oltre 60 anni all’Università di Bologna, ho avuto modo di conoscere direttori, persone, programmi, risultati e meriti della Vostra istituzione, instaurando rapporti di collaborazione sempre costruttivi per entrambi gli Istituti, senza contrasti, screzi e rivalità. Un esempio di buon vicinato!
Vorrei citare qualche passaggio importante di questa collaborazione, congeniale a ricostruire e conoscere la Vostra storia, a cominciare dal prof. E.C. Branzanti che nei primi anni ’60, quale funzionario MIPAF “distaccato” a Bologna (e sistemato in stanza con me). Ricordo due cose importanti di lui; la prima fu l’indagine nazionale che conducemmo insieme, sulla diffusione in Italia delle varietà di pesco e di quelle di melo e pero, insieme agli Ispettorati agrari provinciali. Allora l’ISTAT riportava solo le superfici coltivate (Ha) per ogni specie, ma non a livello di singole varietà. Mancava quindi una conoscenza pomologica d’insieme della realtà frutticola italiana, che i due volumetti colmarono.
Branzanti, poi, qualche anno dopo, passò a dirigere la Sezione di Forlì, dando un forte contributo alla divulgazione delle tecniche di potatura e allevamento delle piante da frutto pubblicando, insieme al Dott. Angelo Ricci (Ispettorato dell’Agricoltura di Ravenna), un volume che fece scuola per molti anni, abilitando tanti tecnici romagnoli ad operare in molte aree del Paese, specialmente al Sud.
Branzanti amava anche le fragole, anzi i “fragoloni” (per la grandezza del frutto come la cv. M.me Moutout) che alcuni agricoltori avevano diffuso nelle aree calanchive imolesi, ma purtroppo per le difficoltà di coltivazione, presto sarebbero stati spazzati via.
Ricordo poi, doverosamente, il dott. Domenico Cobianchi, la sua caratteriale modestia e il forte impegno alla direzione della Sezione. Si era formato all’Università di Milano e alla scuola del Prof. F. Dotti, di cui era lo sperimentatore di campo, per l’area romagnola lughese; Cobianchi, nei suoi vent’anni forlivesi, riportò lo spirito operativo e si allineò alle finalità della vecchia Stazione Agraria: metteva davanti le analisi fogliari e del suolo; si era specializzato nell’uso dei fitoregolatori (es. diradamento frutti), nella fertilizzazione del suolo e gestione delle altre pratiche agronomiche, con particolare attenzione anche alla qualità dei frutti.
A Cobianchi fece seguito il prof. Carlo Fideghelli (1993) che, già direttore dell’Istituto Sper.le per la Frutticoltura di Roma, diresse per qualche tempo anche la sede di Forlì. Fideghelli è stato il grande protagonista dell’Istituto. Non spetta a me rievocarne gli straordinari risultati conseguiti per il rinnovamento e lo sviluppo della frutticoltura italiana, ma devo qui ricordare due/tre fatti della sua carriera che devono essere menzionati in questa giornata.
a) Il primo è che ebbe una visione strategica d’insieme della ricerca frutticola italiana, a partire dalle necessità del miglioramento genetico in cui si era specializzato a Roma. Riuscì, infatti, attraverso il coordinamento di vari progetti finalizzati del suo Ministero ad instaurare una stretta collaborazione con numerose istituzioni pubbliche (Università e Centri Sperimentali sparsi in tutte le regioni) interessate al M.G. con programmi poliennali per la costituzione di nuove varietà di varie specie da frutto. Ottenne un grande risultato, di cui beneficiarono molte strutture, compreso il mio Istituto, poi Dipartimento dell’Università di Bologna, per via di finanziamenti che fecero nascere e prosperare il breeding anche a Bologna.
b) Ma lui andò oltre, perché estese poi l’attività dei vari gruppi di lavoro alla valutazione del materiale genetico introdotto dall’estero, specialmente in mano ai vivaisti e ai loro gruppi per poter redigere la “lista di orientamento” sulle scelte varietali per i nuovi impianti annuali.
Attività, questa, molto apprezzata per la sua terzietà e indipendenza di giudizio, ma avversata da altri, “proni” alla deregolazione del mercato. Il programma fu poi “copiato” dal Gruppo internazionale Eufrin (sorto circa 20 anni fa) che ancora oggi gestisce l’iniziativa congiunta in forma pubblico/privata con crescente successo. Dunque l’opera di Fideghelli è stata unica e grandiosa, ed ha precorso i tempi.
Così si giustificano i miei sentimenti di gratitudine nei confronti di C. Fideghelli.
Con l’arrivo a Bologna del Dr. Pasquale Rosati (1976) si intensificarono i rapporti di collaborazione con Forlì, in virtù delle frenetiche iniziative di Rosati per il miglioramento genetico della fragola e la passione per il breeding in generale. Si era formato a Roma, sia all’ISF, sia frequentando altri laboratori (es. dell’ENEA, mentre si laureava in Biologia a Siena, ma anche dell’USDA americana, mentore il Dr. D. Scott).
A Bologna era stato chiamato dal Prof. E. Baldini, direttore del Centro CNR (CSTF) per svilupparvi il Laboratorio “Colture in vitro” di Cadriano (cosa che fece molto bene, tanto da instaurarvi anche una serie di corsi di preparazione dei vivaisti che miravano all’allestimento di propri laboratori privati per poter fare la “micropropagazione delle fragole” (ne erano sorti una quarantina in regione!). Nel frattempo l’Istituto di Colture Arboree gli aveva affidato l’insegnamento universitario di Miglioramento genetico delle piante da frutto.
Ma tutto questo non gli bastava: infatti come sua base operativa aveva scelto insieme a Bologna anche Cesena (forse perché più vicina alla sua azienda frutticola familiare) cominciando dalla applicazione della micropropagazione della fragola, nella cui sperimentazione di campo aveva trascinato anche me e i miei studenti, per poter ovviare alle varianti fenotipiche e degenerative presenti negli stoloni e nelle piantine ottenuti “in vitro”. A Cesena Rosati si circondò di uno stuolo di collaboratori e formò di fatto una scuola di breeding, non solo della fragola. Il principale allievo fu proprio Walter Faedi, che dopo Fideghelli, divenne il capo carismatico della sede di Forlì per un ventennio (1996/2015).
Cito anche, fra gli altri allievi, il prof. Bruno Mezzetti, genetista e biotecnologo per il breeding della fragola, ora all’Università di Ancona, dove Rosati si era trasferito entrando nel ruolo dei docenti universitari.
Rosati aveva grandi capacità organizzative, che rivelò attraverso accordi e rapporti di collaborazione con vari centri di ricerca europei e di altre parti del mondo. Organizzò molti eventi pubblici di successo che irradiarono in tutta Europa la rivoluzione colturale degli impianti di fragola e dei piccoli frutti, (nuove varietà unifere e bifere, insieme ad idonee tecniche di coltivazione e moltiplicazione, pratiche agronomiche, ecc.) ma anche delle specie melo e pero.
Tutto questo aveva dato grande risalto alle due sedi di Forlì e Bologna, che poi ne raccolsero e seguirono gli insegnamenti.
Per pesco e nettarine era stato soprattutto Alessandro Liverani, direttore incaricato per un triennio (2015-2018), dopo W. Faedi, a sviluppare nuovi concetti di breeding. Liverani infatti esplorò il “ristretto” genoma del pesco gravato dall’eccessivo “imbreeding” praticato dal M.G. nell’ultimo secolo, per individuare geni portatori di variabilità genotipica e fenotipica dell’albero e in particolare dei frutti. Ci riuscì. Diede il suo contributo col licenziamento di varietà di pesche e nettarine diverse per tipologia dei frutti e caratteri qualitativi, da quelle tradizionali (es. polpa stoney-hard, “slow softening”, polpa croccante, ecc.).
Vorrei ora concludere questa mia breve testimonianza, tornando all’attualità della sede forlivese del CREA che con la successiva annessione al Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (composto da 5 Sedi)diretto dal dr. Paolo Rapisarda (2017-2021) e del dr. Enzo Perri (dal 2021 ad oggi) e la “Responsabilità della Sede” affidata al Dr. G.L. Baruzzi ha saputo scegliere nuove strade, aggiornare programmi e modalità di ricerca perseguendo obiettivi ambiziosi, connessi alle proprie riconosciute esperienze e specificità territoriali.
Occorre quindi dare atto al Direttore Generale del CREA (Dr. Stefano Vaccari) e a quello delle varie sedi dell’Istituto (Dr. Enzo Perri), che il CREA ha sempre assecondato le iniziative e i programmi forlivesi, riconoscendone l’eccellenza, per la frutticoltura italiana.
Cito in proposito l’opera dell’attuale Responsabile di Sede incaricato Dott. Gianluca Baruzzi, (che ringrazio per l’assidua collaborazione alla Rivista di Frutticoltura) e della dott.ssa Daniela Giovannini per l’attività di M.G. e per la costituzione coi loro gruppi, di nuove varietà di fragola (Baruzzi), pesco (Giovannini), pero (Rivalta/Caracciolo) e melo (Bergamaschi), lanciate con successo in anni recenti. Ricordo anche un’altra iniziativa, il centro di raccolta di germoplasma delle drupacee, di valenza europea, che si propone di recuperare caratteri qualitativi e di resistenza scomparsi con le vecchie varietà.
Nei loro programmi di breeding è stata recentemente introdotta anche la selezione assistita coi marcatori molecolari e l’utilizzo di geni utili per l’adattamento alle variazioni climatiche, la resistenza alle avversità (es. sharka pesco), il miglioramento qualitativo del frutto. In realtà, questa attività è stata sostenuta dalla sede di Roma del CREA (e dal Dr. I. Verde in particolare) per avere tempestivamente realizzato insieme ad altri centri di ricerca molecolare del mondo, il sequenziamento genomico del pesco, offrendo così la possibilità di individuare e isolare i geni dei caratteri ricercati.
Dunque, lunga vita al CREA, alle sue azioni di salvaguardia della moderna frutticoltura, sopravvissuta alle tante crisi, e avviata ad una ricostituzione su nuove basi scientifico-tecnologiche.
L’Università di Bologna, il DISTAL e i bravi colleghi che mi hanno sostituito sviluppando ricerche interdisciplinari molto avanzate, quali i proff. Luca Corelli, Luca Dondini, Stefano Tartarini e Moreno Toselli, continueranno ulteriori forme di collaborazione e complementarietà con il CREA e con Forlì in particolare.

Silviero Sansavini
DISTAL, Università di Bologna
Forlì, 20 luglio 2022