Si è svolto nei giorni scorsi ad Alghero il convegno “Piante officinali in medicina: limiti, falsi limiti e sostenibilità dell’uso”, organizzato dalle Università diSassari e Salerno. Oltre 100 gli esperti presenti alla due giorni di studio e confronto sui percorsi di selezione, produzione e controllo sui prodotti fitoterapici. Dall’evento giunge una richiesta importante: regolamentare la filiera di produzione dei prodotti fitoterapici, mediante controlli di qualità. Circa il 70% delle piante officinali utilizzate in Italia arriva da altri Paesi, spesso senza una effettiva possibilità di verifica. A complicare la questione – hanno rilevato gliesperti riuniti ad Alghero – è il messaggio che i media veicolano quotidianamente, quello secondo il quale “il naturale è esente da rischi” e le piante, di conseguenza, possono essere utilizzate autonomamente senza il parere del medico o del farmacista. Concetto, questo, che andrebbe rivisto. "Le piante officinali – ha sottolineato Bruno Fusco, docente di Patologia generale all'Università di Salerno e presidente del Comitato Scientifico del convegno sono d'importanza e reale utilità se usate con competenza e cautela". Di qui l'appello perché vengano selezionate, coltivate e trasformate, sino all'utilizzo terapeutico, in modo corretto e sicuro verificandone la qualità e l'efficacia, inclusi gli aspetti tossicologici.Già esistono molti farmaci che si basano sulle piante officinali. Primo di tutti l'aspirina, il cui principio attivo di base era originariamente estratto dal salice. Tra i chemioterapici è oggi utilizzato poi il tassolo nella terapia del cancro ovarico. Nella terapia del dolore dominano invece gli oppiacei e, infine, contro il mal di testa tra i più prescritti c'é l'ergotamina.Il convegno si èconcluso rinnovando l'appuntamento al prossimo anno per aggiornarsi conle novità del settore.