Chiancone B. [Dipartimento SENFIMIZO, Sezione Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università di Palermo]Germanà M.A. [Dipartimento SENFIMIZO, Sezione Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università di Palermo]Di Marco L. [Dipartimento SENFIMIZO, Sezione Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università di Palermo]
L’oleastro, che a lungo è stato considerato una specie marginale, recentemente è stato oggetto di crescente interesse ed utilizzato anche in programmi di rimboschimento per alcune sue peculiari caratteristiche, quali la rusticità, la grande resistenza al vento e all’aridità e l’elevata efficienza fotosintetica (Mulas, 1997; 1999; 2002). Poiché la propagazione dell’oleastro viene attualmente effettuata, principalmente, per via gamica, non è possibile ottenere un prodotto omogeneo facilmente commercializzabile da inserire in una filiera vivaistica certificata. Risulta, quindi, utile approfondire le ricerche sulla propagazione agamica dell’oleastro ed in particolare sulla produzione di piante autoradicate, non solo al fine di sfruttare l’enorme potenziale di questo genotipo, anche a livello paesaggistico, ma anche con l’intento di salvaguardare e valorizzare la biodiversità presente nel bacino del Mediterraneo. Il presente lavoro è stato svolto al fine di valutare l’efficienza di radicazione delle talee di oleastro, che in genere risulta piuttosto bassa, in seguito a due trattamenti induttivi: uno che prevedeva la sola immersione in una soluzione idroalcolica di acido indol 3 butirrico (IBA) ed uno che prevedeva l’immersione in perossido di idrogeno, prima del trattamento con IBA. I risultati ottenuti in questa ricerca sono abbastanza incoraggianti considerato che la percentuale di radicazione in qualche caso ha raggiunto il 78%, mentre precedenti ricerche la indicavano in circa il 60% (Mulas, 2005).
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