Il futuro dell’olivicoltura italiana tra riflessioni e proposte

Godini A. [Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, Università di Bari]

La coltivazione tradizionale dell’olivo si caratterizza per gli alti costi, che oggi superano i prezzi di vendita dell’olio extravergine, almeno al netto dei sussidi UE, che sono a loro volta destinati a probabile scomparsa dal 2014 in poi. Incombe poi, a partire dal 2010, la libera importazione di oli extravergini dal Sud-Mediterraneo in base agli accordi di Barcellona del 1995. La maggiore voce di spesa è quella per la manodopera, sempre più rara e più cara. Poiché i livelli produttivi degli alberi della coltura tradizionale non possono essere dilatati a piacere, i costi non possono essere compressi perché i prezzi d’acquisto delle materie utili per l’esercizio dell’olivicoltura (manodopera inclusa) sfuggono al controllo dei produttori, delle due l’una: o le Organizzazioni di categoria, attraverso il Piano Olivicolo Nazionale, riusciranno a portare le quotazioni degli extravergini a livelli remunerativi oppure all’olivicoltura non resta, pena il lento degrado, che una profonda innovazione con drastica riduzione dei costi di produzione, cosa praticamente impossibile da ottenere coi modelli tradizionali, così come con le proposte di ristrutturazione avanzate in Italia negli ultimi 50 anni. Un viaggio compiuto in Catalogna (Spagna) nel novembre 1999, divenne occasione per convincerci ad avviare in Puglia studi sul modello di olivicoltura superintensiva, con meccanizzazione integrale di tutte le operazioni colturali. È bene precisare che quello che più ci ha intrigato è stato il modello, a prescindere dalle varietà che ad esso oggi risultano adattarsi. La relazione si conclude con l’illustrazione dei risultati forniti, in un campo sperimentale realizzato a Valenzano (Bari) nel 2006, da 13 varietà d’olivo al terzo anno dall’impianto quanto ad accrescimento vegetativo, precocità e consistenza delle produzioni iniziali. Vengono infine riportate informazioni desunte da terzi sulla valutazione complessiva degli oli di Arbequina, Arbosana e Koroneiki.

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