Cicia G. [Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Università di Napoli “Federico II”]D’Amico M. [Dipartimento di Scienze Economico-agrarie ed Estimative, Università di Catania]Pappalardo G. [Dipartimento di Scienze Economico-agrarie ed Estimative, Università di Catania]
La pianta dell’olivo caratterizza in maniera marcata il paesaggio agrario di molte aree rurali italiane, in particolare del meridione. L’olivo, sin dall’antichità, è stato coltivato per la sua “multifunzionalità” che comprendeva aspetti materiali (legna da ardere, frutti, foraggio per gli animali, ecc.) e immateriali (componenti rituali per le grandi religioni monoteistiche, ecc.). Negli ultimi decenni la crisi del settore primario, ha interessato marcatamente anche il comparto olivicolo. Le conseguenze sono state talmente marcate da generare fenomeni non trascurabili d’abbandono delle aziende olivicole (specialmente nelle aree più marginali) o la sostituzione dell’olivo con altre colture più redditizie. Nelle aree olivicole tradizionali (Puglia, Calabria, Sicilia, ecc.) è oggi, quindi, elevato il rischio di compromettere interi sistemi paesaggistici che caratterizzano il territorio. Alla luce delle nuove funzioni riconosciute all’agricoltura, un ruolo non indifferente a tutela del paesaggio olivicolo può essere riservato da interventi legislativi che prevedano la valorizzazione, la conservazione e la tutela degli oliveti secolari attraverso nuove forme di sostegno agli olivicoltori, al fine di trasmettere alle generazioni future un patrimonio culturale-paesaggistico millenario.
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