Chiancone B. [Dipartimento SENFIMIZO, Sezione Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università di Palermo]Macaluso L. [Dipartimento SENFIMIZO, Sezione Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università di Palermo]Germanà M.A. [Dipartimento SENFIMIZO, Sezione Frutticoltura Mediterranea, Tropicale e Subtropicale, Università di Palermo]
A tutt’oggi, circa il 60% delle piante di olivo presenti sul mercato sono piante autoradicate che presentano una serie di vantaggi rispetto alle innestate, fra cui l’omogeneità genetica del materiale, il ridotto periodo di permanenza in serra e i bassi costi di produzione. Il principale fattore limitante per una maggiore diffusione delle talee autoradicate è la scarsa capacità dell’olivo ad emettere radici. La possibilità di aumentare l’efficienza rizogena in un maggior numero di varietà commerciali di olivo rappresenta la base di partenza per un utilizzo su larga scala di talee autoradicate e per una loro più ampia diffusione a livello vivaistico. Per tale motivo, sono state condotte molte ricerche per aumentare la capacità rizogena, mediante l’impiego di trattamenti alle talee, l’applicazione della nebulizzazione e del riscaldamento basale. La presente ricerca è stata condotta al fine di valutare la risposta alla rizogenesi di sedici cultivar sicilia ne, le cui talee sono state sottoposte a due trattamenti induttivi: uno che prevedeva la sola immersione in una soluzione idroalcolica di acido indol 3 butirrico (IBA) ed una che prevedeva l’immersione in perossido di idrogeno, prima di trattarle con IBA. Sia per quanto riguarda la percentuale di talee con callo che per quanto riguarda quelle con radici, la risposta rizogena è stata statisticamente diversa fra le cultivar, e per ciascuna cultivar fra i due trattamenti. Per alcune cultivar il trattamento con H2O2/IBA, ha fornito risultati migliori rispetto al trattamento con solo IBA.
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