Alessandra Mollo [Istituto Virologia Vegetale, CNR - UOS Grugliasco, Grugliasco (TO) ]Danila Cuozzo [Istituto Virologia Vegetale, CNR - UOS Grugliasco, Grugliasco (TO) ]Luca Rolle [Di.Va.P.R.A. Sez. Tecnologie alimentari, Università di Torino ]Ruggero Tragni [Tenuta Cannona - Centro Sperimentale Vitivinicolo della Regione Piemonte, Carpeneto (AL)]Franco Mannini [Istituto Virologia Vegetale, CNR - UOS Grugliasco, Grugliasco (TO) ]
Cloni di Barbera originari di diverse zone viticole tipiche della cultivar sono stati confrontati in uno stesso vigneto sito a Monforte d’Alba, uno dei comuni delle Langhe compreso nella DOC “Barbera d’Alba”. La sperimentazione ha previsto per ciascun clone rilievi di tipo agronomico ed enologico, nonché la microvinificazione delle uve in condizioni rigorosamente standardizzate e la successiva analisi chimica e sensoriale dei vini ottenuti, per quattro anni consecutivi, dal 2001 al 2004 e successivamente nel biennio 2007-2008. I risultati di tale studio, avvalorati dal numero di anni in cui le osservazioni si sono ripetute, hanno evidenziato effettive differenze qualitative tra i cloni di Barbera presi in considerazione. Le caratteristiche agronomiche e produttive dei cloni, così come gli aspetti qualitativi delle loro uve hanno portato infatti ad una differenziazione nei vini prodotti: si sono distinti quelli derivati dai cloni dell’Albese e dell’Alessandrino, quasi sempre preferiti dal panel, per tenore alcolico, estratto e componente polifenolica superiori alla media, buona forza acida e colore intenso e brillante. Invece minor grado alcolico, maggior acidità, valori più bassi in antociani e polifenoli totali e colore più scarico, hanno caratterizzato i vini ottenuti dai cloni originari del piacentino e dell’Oltrepò pavese, fatta eccezione per quelli del 2007, annata particolarmente favorevole, che ha consentito l’ottenimento di un alto standard qualitativo per tutti i cloni.
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